IMPORT AMERICAN
VINTAGE CLOTHINGS

~  LA STORIA  ~

 


L'archivio vintage di Giovanni Masi nasce da una consolidata tradizione tessile che, dalla metà dell'ottocento in poi, ha rappresentato la risorsa produttiva principale delle aziende del territorio: la cernita dello straccio.

L'avvento della macchina stracciatrice e il conseguente modificarsi della filiera tessile attraverso il recupero della materia prima dagli stracci, ha permesso a Prato di svilupparsi come distretto industriale e nella seconda metà del Novecento di avviare una graduale diversificazione produttiva in ragione delle nuove esigenze dettate dai tempi e dalla moda.

Alla metà del XX secolo, tuttavia, la cernita e il recupero della materia prima dall'usato rappresentano ancora le modalità prevalenti che consentono, sopratutto nel difficile periodo del dopoguerrra, la lenta ma significativa ripresa dell'industria attraverso la proposta del tradizionale prodotto pratese: il cardato.

E' alla fine degli anni Cinquanta che Giovanni Masi inizia la propria attività con la cernita dello straccio, in particolare del "foderame", selezione successiva di prodotto conseguente a quella del tessuto di lana. L'attività svolta dai cernitori consisteva, infatti, nella selezione dei capi usati e nella successiva classificazione dei materiali utili per essere reintrodotti nel processo di recupero delle fibre.

Il "foderame" comprendeva, appunto, la selezione delle fodere presenti nei capi-spalla (cappotti, giacche, abiti), un materiale povero che veniva suddiviso per colore, lavato, stracciato, riportato allo stato di fiocco e, una volta filato, impiegato in mista con la lana.

Tra il 1966 e 1967 Masi passa a selezionare il materiale laniero che giunge in città in voluminosi colli di usato provenienti da ogni parte del mondo.

Alla fine del decennio il suo magazzino inizia ad essere frequentato dai primi giovani contestatori che, stanchi di una moda che non li rappresenta culturalmente, acquistano capi usati animati da un forte spirito di protesta nei confronti delle proposte conformiste della "società borghese e benpensante".
In questo periodo Masi intuisce che il mercato dell'abito usato, selezionato questa volta anche per esigenze legate ai mutamenti culturali e sociali, non può essere solo un fenomeno temporaneo ma, alla lunga, una futura risorsa per un territorio.

Animato da uno spirito quasi pionieristico nei primi anni Settanta viaggia in America, a New York, dove però trova un mercato dell'usato già ben consolidato e specializzato in settori. Questo aspetto non soddisfa le sue esigenze perché  l'obbiettivo era quello di ottimizzare la finalità della raccolta legata alla cernita dello straccio e, allo stesso tempo, di quella indirizzata alla ricerca di capi per l'usato.

Motivato da queste esigenze e informatosi adeguatamente su dove poter accedere a materiali non selezionati si reca in Texas, area in cui confluivano anche le raccolte di usato delle organizzazioni umanitarie internazionali come The Salvation Army e la Croce Rossa.

La cernita dell'usato generico avviene, in quegli anni, in magazzini dislocati lungo la valle del Rio Grande e a Brownsville, già frequentati dai primi compratori giapponesi che selezionano capi storici utili per la rivisitazione degli stili della moda.

E' in questo territorio, attraversato ancora dal mito del fascino del Far West, che Masi inizia a raccogliere con metodo cospicuo colli di usato convogliati poi in container e spediti a Prato a cadenze regolari.

L'usato ricercato da Masi, oltre a prevedere capi utili per la cernita di materia prima finalizzata al riuso della fibra (maglieria, capi di lana e di cachemire) contempla, nel corso degli anni Ottanta, il progressivo ingresso di materiali sempre più selezionati che i fornitori, sotto sua indicazione, raccolgono: abiti da giorno, da sera, capi firmati e sopratutto jeans della Levi's - Big E "cimosa" ma anche i capi storici dei brand Lee e Wrangler.

Da questo periodo fino agli anni Novanta Masi incrementa progressivamente la raccolta dell'usato per la vendita e la sua collezione personale di jeans vintage che, per la prima volta, presenta al pubblico in occasione della mostra "Jeans - le origini, il mito americano, il made in Italy" presso il Museo del Tessuto di Prato.

Il suo magazzino come Masi ama definirlo, gestito insieme al fratello Giuseppe, è frequentato ormai da diversi anni da una clientela proveniente da diversi ambiti quali il mondo della moda e dello spettacolo.

Gli uffici-stile delle case di moda italiane e straniere vi ricercano capi storici da studiare nei tagli sartoriali. negli accostamenti cromatici, nei tessuti, nei complementi, finalizzando la ricerca alla rivisitazione degli stili del passato o alla creazione di look innovativi per la moda di oggi.

Una tendenza che va accentuandosi negli ultimi anni è quella che vede combinare i capi vintage con tessuti e materiali nuovi, capi assolutamente irripetibili e originali, venduti in negozi specializzati o confezionati per l'uso personale.

Anche il mondo del cinema e del teatro, sempre più attento alla contestualizzazione storica del costume, attinge a questo patrimonio riportando in vita abiti che, grazie alla sensibilità e alla passione di chi li ha raccolti, conquistano adesso le "luci della ribalta".

 


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